Coordinazione e prevenzione

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Ecco il primo approfondimento con la nostra fisioterapista, la Dottoressa Rita Bertoni.

 

D. Il tuo lavoro si basa soprattutto sul recupero e la guarigione degli infortuni. Qual è il primo passo importante?

R. Il primo passo per il recupero da un infortunio sta innanzitutto nella sua prevenzione, possibile solo attraverso una corretta formazione dell’atleta. Con questo non mi riferisco solo all’acquisizione del gesto tecnico ma più in generale alla sua completa formazione motoria intesa in senso più ampio.

D. Esiste un momento preciso in cui iniziare una corretta formazione del giovane atleta?

R. L’età d’oro per lo sviluppo motorio è quella intorno agli 11 anni: questo è il momento in cui il bambino riesce a costruire il proprio schema corporeo, a rappresentarlo in maniera dinamica e a farne una corretta rappresentazione interiore.

D. Detto in modo molto pratico, in quale modo il bambino riesce a costruirsi dei modelli motori?nicole_coordinazione

R. Questa costruzione avviene principalmente con “esperienze” motorie che devono essere il più possibile differenti fra loro. Attraverso il mezzo dell’esperienza, l’atleta sperimenta con prove ed errori il proprio corpo cercando una soluzione personale per soddisfare la richiesta fatta durante l’esercitazione.

D. Quindi la coordinazione è la base ottimale su cui costruire la crescita di ogni ragazzo. Ma cosa è esattamente la coordinazione e come si sviluppa?

R. In questo ambito possiamo definire le capacità coordinative  come un insieme di competenze motorie, partendo da quelle generali sino ad arrivare a quelle più specifiche.  Il bambino attraverso lo sviluppo di queste capacità può conoscere e prendere padronanza del proprio corpo, può acquisire il suo schema corporeo in un periodo, quello che inizia dalla pre-adolescenza, che vede proprio il corpo continuare a modificarsi. E’ quindi un processo in continua evoluzione che va di pari passo con la crescita sotto tutti gli aspetti dell’atleta e che quindi va continuamente sollecitato e allenato.

D. In quale modo le capacità coordinative sono di sostengo nell’acquisizione di un buon bagaglio tecnico?

R. Una maggiore conoscenza del proprio corpo permette l’acquisizione dei gesti tecnici in modo più semplice proprio perché questa padronanza permette di dare corrette risposte motorie applicandole ai diversi fondamentali. L’armonia motoria generale dovuta alla padronanza del corpo permette al ragazzo di approcciare il gesto tecnico e l’attrezzo (nel nostro caso la palla) in modo efficace e sicuro velocizzando e ottimizzando tempi e modi di apprendimento.

D. Siamo partiti parlando di prevenzione: perché hai definito le capacità coordinative  come il primo vero strumento in possesso di un atleta per prevenire gli infortuni?

R. Il calcio in generale è uno sport composto da una molteplicità di situazioni e fattori imprevedibili. In particolare il ruolo del portiere prevede diversi tipi di contatto (con il terreno, con la palla, con gli avversari e con i propri compagni): in queste situazioni la capacità di controllare il proprio corpo e di adattare la giusta tecnica alla situazione diventa un elemento fondamentale di prevenzione . Rapportarsi alla situazione nel modo migliore dal punto di vista motorio permette di applicare correttamente la tecnica specifica nelle sue molteplici sfaccettature: questo è il primo passo per prevenire tanti piccoli ma fastidiosi infortuni.

D. Quindi coordinazione e schema corporeo sono elementi allenabili e migliorabili solo nella fase di crescita dell’atleta?

R. Non è esattamente così. Questi schemi si costruiscono principalmente nell’età evolutiva (e quindi pre adolescenziale e durante tutta l’adolescenza) ma esattamente come tutte le nostre capacità, esse si sviluppano e sono modificabili durante tutta la nostra vita. Il nostro cervello è sempre plastico (modificabile) in qualche misura anche se durante la fase di crescita è molto più sensibile a questo genere di stimoli. Tuttavia è possibile avere buoni miglioramenti in termini di schema corporeo e coordinazione (e di conseguenza anche di tecnica specifica) anche con atleti  più grandi: tuttavia in questi casi la metodologia sarà differente, esattamente come i tempi di apprendimento che saranno più lunghi rispetto alla fase sensibile adolescenziale.

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