KEEPER FISIO

Lo stretching

Oggi vorrei parlare di un argomento molto dibattuto negli ultimi anni in ambito di prevenzione degli infortuni: lo stretching. Da elemento fondamentale e immancabile nella pratica sportiva, e quindi nel calcio, ne è stata messa in dubbio l’effettiva utilità da parecchi studi scientifici in tempi più recenti alimentando molti pareri discordanti.

Quale funzione viene riconosciuta allo stretching? Tralasciando gli effetti specifici sulle varie componenti neuro-muscolo-scheletriche, possiamo dire che in generale, nella pratica sportiva, lo stretching viene utilizzato per agire sulla mobilità di una o più articolazioni andando a sollecitare in posizioni di allungamento le strutture (muscoli, tendini, capsule articolari, nervi) bersaglio. Tutto ciò con diverse finalità quali l’ottenimento di una migliore mobilità o il mantenimento della mobilità articolare funzionale all’esecuzione gesto tecnico, come attività preparatoria all’allenamento od alla prestazione, come prevenzione o come attività di recupero di infortuni.stretching

Nel corso degli anni all’iniziale utilizzo dello stretching in forma puramente statica (posizione di allungamento mantenuta per un dato numero di secondi) sono state introdotte altre tipologie di stretching che per semplificare potremmo suddividere in stretching dinamico (che in realtà racchiude diverse altre forme) e PNF (facilitazione propriocettiva neuro muscolare).

A livello scientifico si sono moltiplicati gli studi sul confronto e sull’efficacia delle varie tipologie di stretching. In generale possiamo affermare che lo stretching (indipendentemente dalla tipologia) ha un effetto positivo sull’aumento della mobilità articolare. Per ciò che riguarda effetto sulla prestazione e prevenzione degli infortuni (argomenti che non si possono scindere completamente) bisogna invece fare una precisazione: tutti gli studi condotti prevedevano una misurazione della prestazione a pochi minuti dall’esecuzione dello stretching, cosa che di routine avviene invece con una distanza temporale maggiore. In ogni caso le forme di stretching statico e il PNF sembrano a breve termine avere una leggera influenza negativa sulla prestazione (diminuzione di forza), che tende ad aumentare per lo stretching di tipo statico se mantenuto per tempi superiori ai 60 secondi. Mentre lo stretching di tipo dinamico andando ad avvicinarsi maggiormente all’attività che si andrà ad eseguire sembrerebbe, se applicato con determinate caratteristiche, avere un’influenza non determinante ma positiva sulla prestazione.

Tornando alla prevenzione di infortuni muscolari non sembrano esserci particolari differenze ed efficacia sulla prevenzione tra le diverse tipologie di stretching; gli attuali studi indicano che lo stretching durante la fase di riscaldamento potrebbe portare dei benefici in termini di prevenzione per quegli sport che si basano su corse veloci e non per quegli sport con una maggiore componente di resistenza che riportano in generale infortuni muscolari da sovraccarico.

Bisogna però aggiungere che lo stretching statico riporta sì una riduzione della performance nel muscolo, ma quando questo si trova ad essere maggiormente accorciato, sembrerebbe invece che lo stesso muscolo possa guadagnare (molto lievemente) forza ad una lunghezza maggiore, fattore importante se consideriamo che la maggior parte degli infortuni muscolari avviene a lunghezze muscolari maggiori.

Per concludere potremmo quindi dire che lo stretching nella pratica non dovrebbe essere completamente abbandonato, è importante infatti che per eseguire correttamente un gesto tecnico i nostri ragazzi siano in possesso della mobilità articolare adeguata, senza però dover portare questa componente all’eccesso. Un gesto eseguito correttamente comporta un “minor” carico a livello strutturale.

 In una fase di specializzazione più avanza sarà invece consigliabile mantenere la mobilità articolare adeguata anche tramite lavori di allungamento in un momento magari differente da quello dell’allenamento sul campo. Vorrei ricordare che vizi posturali, rigidità e squilibri muscolari in termini di lunghezza e di forza, possono portare ad un sovraccarico di alcune zone rispetto ad altre e quindi fattori favorenti infortuni di diverso genere.

Coordinazione e prevenzione

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